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Rafael Massei lascia il mondo del lavoro: “ora viaggi, bici e golf”

17 Novembre 2025

Sempre con classe Rafael Massei. Anche nel chiudere la porta, ora che sta per spegnere la luce del suo ufficio di Reggio Emilia. Doveva essere il primo novembre, sarà invece la fine di dicembre. “Giusto per finire l’anno”, il fermo immagine di Massei, per Kramp Italia molto più che un direttore commerciale.

L’eleganza l’ha ereditata da papà Oscar, regale mezzala che l’Inter di Angelo Moratti prese nel 1955 dal Rosario Central prima di diventare una leggenda della Spal passando dalla Triestina.

Nato in Argentina, radici italiane a Macerata. E suo figlio Rafael a spingere sempre sull’acceleratore. Sessantasette anni ora, quasi quaranta dei quali immerso nel suo lavoro dopo la laurea in Agraria a Milano nel 1986 con una tesi su una virosi del pesco che in quel periodo aveva colpito Volpedo, piccolo comune in provincia di Alessandria dove viveva il dottor Fortusini, fra l’altro un peschicoltore, assistente del professor Belli.

Poi la corsa verso quell’universo che l’avrebbe ben presto avvolto fra agricoltura, giardinaggio e ricambi, a parte una breve parentesi nelle assicurazioni al Concordato Italiano Grandine.

A dividersi Massei fra John Deere, Class, Antonio Carraro, Merlo e Ibea. Fino alla chiamata di Kramp. Sempre correndo forte. Sacrosanto adesso godersi il meritatissimo riposo.

“A Reggio Emilia – racconta Massei – ho fatto per tredici anni il pendolare, così come ai tempi della Class e di Antonio Carraro così come cinque dei sette anni di John Deere nell’head quarter di Mannheim. Avrò più tempo per la mia famiglia, per fare qualche viaggio, avrò più tempo per lo sci. Anche se non sono Tomba o il mio idolo Thoeni”.

Il primo viaggio che ha in mente?

Il desiderio sarebbe quello di fare il percorso di Santiago di Compostela, vedremo se farlo integrale o per metà. Ne sto parlando con alcuni amici con cui condivido belle passeggiate. Ma prima di andarci bisogna allenarsi a dovere.

Un hobby da coltivare su tutti?

Mi piacerebbe giocare a golf, in un ambiente in cui fra l’altro ho già lavorato. Richiede tempo, ma si sta all’aperto ed in un ambiente bello. E si cammina. Ma anche la bicicletta è un’idea. L’e-bike è una grande invenzione, ti permette di andare in bici senza ammazzarsi di fatica.

Sinceramente, era il momento di lasciare o avrebbe voglia di andare avanti?

A Dio piacendo, se avrò salute, vorrei sfruttare al meglio i prossimi dieci anni dedicandomi a me stesso e ai miei affetti. Va bene così.

Quando è nata la vera consapevolezza che Kramp potesse andare ben oltre il piccolo ufficio da cui tutto cominciò?

Il passo davvero importante è stato nel 2018 quando c’è stata l’acquisizione di Raico. Mettendo insieme le due realtà il fatturato ha superato i venti milioni. E con un magazzino italiano. Da lì è partita l’idea di acquistare un terreno per un magazzino ancora più grande, quello inaugurato nel 2021. Quando le certezze sono diventate ancora di più.

Passando a quale fatturato, da quello di partenza?

Kramp è stata istituita come ragione sociale a luglio del 2011, quando fatturò meno di duecentomila euro. L’anno dopo chiudemmo ad un milione e mezzo, l’anno scorso a 37 milioni e mezzo.

Il momento più delicato?

I primi anni in Kramp sono stati davvero impegnativi. Intanto perché per la prima volta ho lavorato per un’azienda olandese. Chiamato quindi a cambiare il modo di pensare, gestire e di relazionarmi. Kramp dà grande attenzione ai rapporti personali. E poi c’era molto da fare. È stata dura all’inizio, per di più senza magazzino, eppure siamo passati da 1,5 milioni a quasi undici alla fine del 2017. Per riuscirci s’è dovuto pedalare, a proposito di bici.

La più grande decisione che ha preso nella sua carriera?

Due su tutte, entrambe due start-up. La prima quando John Deere mi chiese di fatto di far partire il giardinaggio in Italia. Una scelta che in fondo mi ha cambiato la vita, perché dal ’90 al ’93 da zero arrivammo a fatturare nove miliardi di lire, tanto che poi mi chiesero di lavorare negli Stati Uniti. Il primo italiano ad andarci, a 35 anni, quando mio figlio Jacopo ne aveva due. Una responsabilità, trasferirsi in America con la famiglia.

Che capitolo è stato Kramp?

In primis è stata la seconda azienda per cui ho lavorato più a lungo, anche se quello dei ricambi è un contesto molto diverso rispetto alle macchine. Un’esperienza nuova. Bella, anche perché ho avuto a che fare con altre aziende che non conoscevo. Come le partnership con SDF ed AGCO. Più John Deere, anche se la sua rete la conosco ovviamente bene.

Ringraziamenti particolari?

Sarebbero tanti, non vorrei fare distinzioni. Di sicuro sono legato alla John Deere, perché è l’azienda da cui tutto è iniziato e dove ho imparato tanto. La seconda grande esperienza è stata però proprio Kramp, considerato quel che abbiamo fatto in questi quattordici anni. Con una struttura ed un magazzino che hanno creato una base davvero solida per quello che sarà il futuro. Felice anche di aver contribuito a far crescere passo dopo passo un team per lo più giovane. È stato davvero un grande piacere.

Che mercato lascia?

Le macchine agricole dopo le vette del 2021, quando si tornò ai valori del 2007 e 2008 con circa ventiquattromila trattori immatricolati, hanno registrato un calo costante fino a quindicimila, anche se adesso pare ci sia una leggera ripresa. Varie le problematiche, dalla fornitura della componentistica alle guerre fino al covid. Il calo del nuovo ha facilitato la domanda del riparativo e quindi del ricambio tecnico di manutenzione.

Non a caso l’usato, specie coi trattori, è cresciuto molto – prosegue Massei -. E poi c’è il giardinaggio, legato molto alla condizione economica soprattutto nella fascia hobbista. Alla capacità di reddito, ma anche al clima. Il covid ha innescato un boom di domanda perché la gente era a casa, successivamente c’è stato un decremento quando tutto è tornato come prima. Il verde sta vivendo anche cambiamenti tecnologici, con la rivoluzione della batteria, anche se la grande fetta del mercato è ancora ad appannaggio delle macchine con motorizzazione a scoppio. Per il futuro dei ricambi, per chi vende macchine di qualità, il postvendita sarà comunque sempre una garanzia.

Che penserà finito anche l’ultimo giorno di lavoro?

Che la vita prosegue. Mi auguro davvero che il mio successore porti avanti il lavoro che abbiamo iniziato nel mercato italiano con ancora maggior forza. E contribuisca a migliorare i risultati che abbiamo raggiunto. Tutti insieme.

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