Il salto di qualità è stato programmato. La V40 ad aprire nuove strade, la spinta di Kubota ad allargare gli orizzonti.
Gianni Ferrari è in pieno fermento, fra l’orgoglio di quel che è stata e continua ad essere e quel che diventerà.
“Tanti investimenti, in più direzioni. Non solo nella produzione”, il primo fermo immagine di Alessio Zizza, direttore vendite e marketing nel meeting riservato alla stampa specializzata italiana, giusto per ribadire l’andatura parecchio veloce di Kubota Gianni Ferrari, davanti al presidente Kusoke Ota, ad Andrea Mariani, responsabile del post-vendita, a Silvia Bertazzoni dell’ufficio vendite e marketing.
Su più fronti l’opera di Kubota Gianni Ferrari, anche delle certificazioni. In calendario per il 2026 quella per la qualità e i processi aziendali (Iso 9001), quella ambientale (la 14001) più quella sulla sicurezza (la 45001).
“Vogliamo aggiungere valore, sotto vari profili. Lavorando sull’identità del brand, ma anche sulle persone così come nel service e in Ricerca & Sviluppo. Per preservare la superiorità tecnologica dei nostri prodotti”, il quadro di Zizza, guardando ai 110 dipendenti attuali rispetto agli 85 prima dell’acquisizione da parte di Kubota.
Anche la produzione annua lieviterà. L’obiettivo è di raddoppiare i numeri, passando dalle attuali mille a duemila. A trainare la proposta l’ultima arrivata V40, presentata alla scorsa Eima.
“La richiesta è parecchia – il quadro di Mariani – la macchina d’altronde è assai performante e rispecchia in pieno la nostra filosofia”.
Sostanziosa dall’alto la regia di Kubota, una lunghissima storia partita nel 1890 dal fondatore Gonshiro Kubota dalla produzione di tubi per permettere di far circolare acqua pulita quando il Giappone era infestato dal colera.
Quei tubi prima solo importati Kubota cominciò a produrli, per poi passare ai motori diventati il cuore pulsante del gruppo. Kubota oggi conta più di cinquantamila dipendenti nel mondo ed uffici in oltre quaranta Paesi, con le sue eccellenti macchine per l’agricoltura.
“Il punto forte? L’equilibrio fra potenza e trazione – l’istantanea di Ota -, compromesso necessario per far lavorare al meglio macchine costrette in Giappone a “galleggiare” fra acque a risaie”.
La prima filiale di Kubota Europa nel ’74 in Francia per le importazioni, poi in Germania, Regno Unito e Spagna. Nel 1989 il polo produttivo europeo, nel 2012 il salto ulteriore con l’acquisizione di Kverneland. Più la presenza in Italia. Dalla filiale vendite di Milano al punto produttivo di Ravenna, fino a Rimini. Fino a Reggiolo.
