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Mezzo secolo di Ipierre

13 Dicembre 2021

Mezzo secolo a produrre valori, a disegnare una linea continua dai contorni sempre più nitidi, a garantire livelli sempre molto alti. Parliamo di Ipierre.

I cinquant’anni sono davvero un bel traguardo – dice Andrea Marchini, presidente di Ipierre (nella foto)-, significativo perché rappresenta l’importanza delle radici, la storia che evidenzia la continuità della presenza di Ipierre basata sulla qualità del prodotto. Tra l’altro, il mondo attuale è molto veloce e vorticoso, con pochi elementi di continuità. E tutto questo non può che rafforzare ancora di più la strada che abbiamo intrapreso e le nostre convinzioni”.

Per l’occasione Ipierre ha voluto fermare per un attimo il tempo, per immergersi, tutti assieme, fra le vigne della splendida cantina Giannitessari a Roncà, splendido angolo fra Verona e Vicenza, deliziati dallo chef Stefano Fabris a guardarsi indietro.

Al suo passato, ai suoi principi sempre fortissimi, alla voglia di non fermarsi. Ne abbiamo approfittato per proseguire con un’intervista ad Andrea Marchini pubblicata sul numero di MG di novembre/dicembre.

Il prossimo passo, nell’immediato, quale sarà?

Consolidare sempre più il marchio Ipierre, sinonimo di soluzioni e servizio di alto livello. Magari con uno sguardo internazionale ancora più marcato.

Il suo principale motivo d’orgoglio?

Il motore delle aziende sono le persone. Ciò che contraddistingue Ipierre è il senso di appartenenza, l’essere Ipierre. Percepire la condivisione di questo valore nei collaboratori è incredibilmente bello. E fortunatamente continuo a vivere momenti del genere.

Che sfida è stata ed è per lei?

Ipierre rappresenta moltissimo per me. È stata ed è una sfida, è una scuola, è diventata una casa.

Una sfida perché abbiamo promesso di mantenere ed accrescere la percezione di marchio importante nel panorama nazionale, costruito nel tempo sulle basi della qualità e del servizio.

Una scuola perché ogni giorno si impara qualcosa di importante, sia sotto il profilo professionale che personale. Una casa perché, oltre al “tempo fisico” che si trascorre, si condividono valori che portano a grandi soddisfazioni. Dai risultati economici alla costruzione di relazioni personali che vanno oltre il lavoro.

La strada per accrescere ulteriormente la qualità dei prodotti?

Non abbassare mai il tiro, pretendere sempre il massimo. Da se stessi e dagli altri. La qualità è un valore imprescindibile. Ci differenzia.

Il bilancio degli ultimi cinque anni?

Il bilancio è molto positivo, al di là dei risultati economico-finanziari. Il clima con i collaboratori, interni ed esterni, si consolida sempre di più. Vorrei ringraziare ognuno di loro per l’impegno, la dedizione e l’entusiasmo che portano ogni giorno.

Che sarà Ipierre fra dieci?

Sarà un’azienda attiva e orientata ai fabbisogni del cliente, che porrà sempre l’accento sulla qualità dei prodotti e dei servizi. Speriamo solo di festeggiare l’evento dei 60 con molti clienti. Stavolta non ci è stato possibile, anche se il merito della longevità del marchio è nella fiducia che i clienti ci hanno dato nel tempo.

Il momento più bello?

La costruzione della nuova sede. La nostra casa. Nel 2016 abbiamo compiuto un passo davvero importante che ha rafforzato le radici della società. È stato un investimento rilevante, reso possibile dal supporto dei soci e della Ferrari Group, che ci ha visti molto impegnati dalla progettazione al trasloco.

Grande fatica, ma anche grande soddisfazione ed orgoglio nell’essere riusciti a compiere un passo che valorizza il marchio Ipierre là dove è nato e s’è sviluppato.

Quello più complicato?

Ci sono stati momenti difficili, in un’azienda con una stagionalità importante è comprensibile, ma gli ostacoli sono fatti per essere superati. Le variabili che non dipendono da noi direttamente sono le più difficili da digerire. Dalle primavere molto piovose di qualche anno fa che hanno compromesso sia il sell out che il sell in alla forte instabilità del mercato nell’acquisto delle materie prime che contraddistingue gli ultimi mesi e che, purtroppo, caratterizzerà anche i prossimi.

Perché «Ipierre è il giardino»?

Ipierre è il giardino perché produce articoli di valore vero che aiutano l’utilizzatore a curare con passione e soddisfazione il proprio spazio verde. Semplice.

Dove si giocherà in futuro la partita dell’irrigazione?

Dal punto di vista di quote di mercato, lo spazio maggiore è nei mercati internazionali. Sotto il profilo delle linee guida, la sostenibilità e l’attenzione all’ambiente diventeranno ancora più un dovere morale per ognuno di noi.

A livello di innovazione di prodotti che c’è nella vostra scaletta futura?

Abbiamo qualche sorpresa in serbo per il futuro prossimo, ma non si può svelare tutto….

L’italiano vivrà tanto il suo giardino anche ora che l’emergenza è finita?

Speriamo di sì. Penso sia una sorta di riscoperta che si è consolidata nel periodo di emergenza sanitaria, ma che non si limiterà a quel periodo. Generare passione per il “Fai da te” d’altronde è anche una parte importante del nostro mestiere.

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