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Al flormart vince il florovivaismo

23 Settembre 2009

Eccoci come ogni anno a Padova all’appuntamento con il Flormart-Miflor. Pur verificando una buona tenuta per il settore florovivaistico, abbiamo avuto la sensazione che qualche problema c’è.

AL FLORMART VINCE IL FLOROVIVAISMO

Eccoci come ogni anno a Padova all’appuntamento con il Flormart-Miflor, noi siamo andati a visitarlo venerdì 11 settembre e, pur verificando una buona tenuta per il settore florovivaistico, abbiamo avuto la sensazione che qualche problema c’è. Per l’organizzazione tutto è andato bene: “non possiamo che esprimere una grande soddisfazione – ha commentato Paolo Coin, direttore generale di Padovafiere alla chiusura della manifestazione – per gli esiti di Flormart, un appuntamento che, a dispetto della crisi, mantiene invariata la sua capacità di coniugare le esigenze commerciali degli espositori con la necessità di proporre innovazione e di generare nuove opportunità per il Florovivaismo”.

La parola chiave di questa dichiarazione è “invariata”, infatti sono ormai dieci anni che l’ufficio stampa della Fiera di Padova pubblica dati sostanzialmente identici un anno con l’altro. Parliamo naturalmente dell’edizione settembrina: dai 1.100 ai 1.200 espositori, di cui circa 200 esteri provenienti da 17 Paesi (fino al 2003 erano 26 le Nazioni rappresentate), per un’area espositiva di 35 mila metri quadrati e un numero di visitatori professionali che varia da 26 a 28 mila. Leggendo questi dati verrebbe da pensare che la crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi due anni della nostra storia non abbia scalfito minimamente il vecchio Flormart, rimasto graniticamente “invariato” nel tempo.

In realtà, aggirandoci per i padiglioni noi qualche variazione l’abbiamo notata. A fronte di una sostanziale tenuta della fiera sul settore strettamente florovivaistico (fiori e piante), pur se con qualche importante defezione, abbiamo avuto la sensazione di un significativo ridimensionamento delle famiglie merceologiche più tecniche e orientate al garden center: per esempio i terricci, l’irrigazione e l’annunciato arredo giardino erano sostanzialmente inesistenti e il settore vasi, che ha mantenuto comunque uno spazio significativo, ha perso alcuni marchi importanti.

In sostanza aggirandoci tra i padiglioni abbiamo avuto la sensazione che il mercato e la manifestazione stessa vogliano maggiore concentrazione su quella che è la merceologia di riferimento storica, cioè il florovivaismo: piante, fiori e attrezzature per i florovivaisti. Sembra essere richiesta una specializzazione più accurata su un comparto che, obbiettivamente, se lo merita. Al contrario non sembrano aver avuto successo le sperimentazioni verso il comparto dei garden center, del giardinaggio inteso come hobby del privato e, ancora di più dell’arredo giardino, di cui abbiamo trovato presenza solo nel materiale cartaceo della manifestazione ma non nei padiglioni. Ci viene da pensare che gli organizzatori abbiano ritenuto più opportuno sovrapporsi ed entrare in competizione con manifestazioni italiane, per esempio Expogreen o SUN, piuttosto che intraprendere la difficile battaglia con l’IPM di Essen, cioè la vera fiera internazionale europea del florovivaismo (1.500 espositori e 60.000 visitatori).

Purtroppo le guerre intestine tra le fiere italiane sono una costante nella storia del nostro sistema fieristico e la vicenda Flormart-Miflor ne è un esempio. Infatti, mentre l’IPM di Essen investiva le proprie energie per crescere di importanza sui mercati internazionali, la padovana Flormart e la milanese Miflor si esercitavano in battaglie legali, arrivando a coinvolgere ministeri e politici. Si è dovuti arrivare al 1999 per mettere le basi di un accordo che avesse un senso per il mercato e non per i due quartieri fieristici.

Era il 1999 infatti quando Marcello Marin, allora segretario generale dell’Ente Fiera Milano, nel corso della riunione di operatori del settore florovivaistico, tenutasi al Centro Regionale di Sperimentazione ed Assistenza Agricola di Albenga, propose di realizzare “due mostre internazionali – una a febbraio e l´altra a settembre e un accordo che eviti una guerra commerciale tra gli enti fieristici di Milano e Padova“. “La Fiera di Padova – sostenne Marin – ha deciso di duplicare la propria mostra Flormart, aggiungendo all’edizione autunnale una edizione primaverile che si sovrappone al nostro Miflor. Ciò viola un precedente accordo sottoscritto tra i due enti in sede ministeriale. Ma noi riteniamo che una guerra non sia nell’interesse di nessuno e tantomeno dei florovivaisti, che già lamentano una sovrabbondanza di appuntamenti fieristici. Abbiamo pertanto proposto a Padova che si torni a due sole mostre internazionali in Italia, una a Padova in settembre e l´altra a Milano in febbraio. Ci siamo inoltre offerti di attivare una consultazione permanente sui due eventi e di unire le nostre forze nella promozione all’estero del florovivaismo italiano”.

Il negoziato portò alla distinzione delle competenze primaverili a favore di Milano e autunnali a favore di Padova, ma nel frattempo IPM (nata nel 1982) era ormai cresciuta conquistando anno dopo anno il ruolo di riferimento internazionale del mercato del florovivaismo. Il risultato fu che Milano non riuscì a competere sulle stesse date di IPM e chiuse i battenti dando luogo alla nascita di Flormart-Miflor, con due edizioni tutte padovane. Naturalmente l’edizione di febbraio continua ad essere in grave sofferenza a causa della prossimità di date con Essen, tanto che nei corridoi di questa edizione settembrina circolavano vari e insistenti rumor su una mancata conferma del Flormart-Miflor del febbraio 2010.

Settembre 2009

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