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Guido fontana: una vita per il giardinaggio

19 Novembre 2009

Guido Fontana, uno dei personaggi storici del settore del giardinaggio, dopo 45 anni di carriera fra Sigma, Ibea, AL-KO e Gardenitalia.va in pensione. Progetti: fare il nonno e scrivere un libro sulla storia del giardinaggio in Italia.

GUIDO FONTANA: UNA VITA PER IL GIARDINAGGIO

Voleva diventare notaio, Guido Fontana. Al giardinaggio, quello che è stato il suo mondo per 45 anni, si è avvicinato per puro caso. “È nato tutto per scherzo, mi ero iscritto a Giurisprudenza a Torino convinto che la mia strada sarebbe stata un’altra“, racconta Fontana, ora in pensione dopo una lunga carriera trascorsa fra Sigma, Ibea, AL-KO e Gardenitalia. Uno dei personaggi storici del settore del verde negli Anni Sessanta era un ragazzo come tanti, in cerca di un’attività che gli garantisse qualche soldino conciliando gli studi.

Il lavoro arriva da un rivenditore di ricambi di Torino che successivamente creerà una società di vendita, la Hobby Motor. Fontana rimane dov’è, intanto si sposa con Luigina, tralascia un po’ gli studi. Per quel mestiere si sente tagliato. Nell’83 la proposta della Sigma, poi i due anni all’Ibea, quindi il passaggio alla AL-KO che la Sigma l’aveva appena rilevata. Prima direttore commerciale, quindi direttore generale fino alle sue dimissioni nel Duemila. E per finire l’offerta della Castelgarden per rilanciare la distribuzione in Italia attraverso proprio Gardenitalia. “Dopo anni di proficua collaborazione, il sig. Guido Fontana, dopo aver dimesso dal 01/01/2009 l’attività di dirigete presso di noi, ha deciso di comune accordo di terminare l’attività lavorativa e di uscire dal consiglio di amministrazione di Garden Italia Spa dal 01/10/2009“, si legge nel comunicato di Gardenitalia datato 28 settembre.

Fontana, ha contato i chilometri che ha percorso in tutti questi anni?
Non esattamente, ma il calcolo è presto fatto. Dagli Anni Ottanta la media era quella di 100.000 all’anno. Anche se erano epoche diverse.

Come è cambiato il settore del verde rispetto ai suoi inizi?
È cambiata soprattutto la velocità nell’informazione, molto lenta negli anni ’70-’80. Dovevi essere tu ad anticipare le novità, quasi a livello personale. Prima il mercato lo portavano avanti i rapporti umani, adesso invece è tutto indiretto fra e-mail e internet. Anche la distribuzione non è più la stessa. Quarant’anni fa le macchine le trovavi da rivenditori, ferramenta, grossisti. Adesso la Grande Distribuzione ha diviso il mercato. Per questo lo specialista deve diventare sempre più professionista. In generale, però, il mercato si è sviluppato dagli anni Ottanta.

E prima invece?

Le racconto un aneddoto. Era una delle mie primissime fiere, a Torino, nel ’74. Nello stand esponemmo un tosaerba a cuscino d’aria della Flymo. Un utente si avvicinò e mi chiese: “Scusi, quello è un aspirapolvere vero?”. Quella era la conoscenza del prodotto a quei tempi.

Quello delle fiere è un tema molto attuale. Anche quelle sono cambiate?
Parla con uno che non si è perso nemmeno un’Eima. Per non saltare la prima edizione, in programma fra fine ottobre e novembre del 1970, fui costretto ad anticipare di una settimana il mio matrimonio. Per la concomitanza dell’Eima ci sposammo il 24 anziché il 31 ottobre. La verità è che nel mercato odierno la fiera classica non ha più valore. Più che altro è una vetrina, per di più costosa. Bisognerebbe introdurre una rassegna di tipo diverso da quelle attuali, una fiera che dia la possibilità di provare il prodotto e che comprenda tutto il vivere in giardino. ExpoGreen non ha avuto molta fortuna.

Quanto questo periodo negativo a livello economico ha colpito il giardinaggio?
Il momento coinvolge troppe componenti, difficile da guidare. Come la climatologia. Le stagioni non ci sono più, quella classica del giardino si sta via via compattando. Continuo ad essere ottimista, l’erba continuerà a crescere e andrà tagliata. Ma in 40 anni non avevo mai vissuto un anno così complicato come il 2008. Questa crisi però finirà, i segnali già ci sono. Ed uno dei settori che ripartirà per primo è proprio il nostro. Abbiamo una cultura del giardinaggio inferiore rispetto ad altri paesi, questo però è quasi un vantaggio. Perché significa che i margini sono notevolissimi.

Come far lievitare allora la cultura del verde?
Avrebbero dovuto pensarci le aziende, invece hanno preferito concentrarsi solo sugli interessi propri. Solo ora che i nodi stanno venendo al pettine cominciano ad accorgersene.

C’è qualcuno che si sente di ringraziare più di altri?
Pierluigi Rivolta, entusiasta e battagliero ora alla MA.RI.NA Systems così come allora quando mi chiamò alla Sigma lanciando e vincendo la sua sfida al mercato.

Che farà adesso Guido Fontana?
Tecnicamente il nonno, anche se non mi sento un pensionato. La scelta di lasciare la Gardenitalia è stata concordata, non solo mia. Mi sento molto attivo. Ho avviato un’azienda di consulenza, qualcosa farò.

Un ringraziamento particolare?
A mia moglie, sono stato fuori dalla mia famiglia per trent’anni. Io sono piemontese e le aziende del settore sono in Lombardia, in Veneto e in Emilia. Così partivo da casa lunedì e tornavo venerdì, sempre. Senza una donna come Luigina non sarei mai riuscito a fare tutto questo.

Altri progetti?
Scrivere un libro che ripercorra la storia del giardinaggio, magari insieme ad altri. Il materiale certo non mi manca.

Novembre 2009

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